ATENE. Il Governo greco di Antonis Samaras rompe gli indugi e per evitare tre mesi d'incertezza anticipa al 17 dicembre il primo voto per il nuovo presidente della Repubblica. Un passaggio delicatissimo per Atene e per l'intera area euro: per eleggere il presidente serve una maggioranza qualificata di 180 voti su 300. L'esecutivo di unità nazionale ne ha soli 154. Se non riuscirà a ottenere il quorum in tre votazioni, la Grecia andrà alle urne tra il 18 gennaio e inizio febbraio in una tornata elettorale da brividi per la moneta unica: in testa a tutti i sondaggi (con il 32% circa dei voti e un 3-6% di vantaggio sul centrodestra di Nea Demokratia) c'è la sinistra radicale di Syriza. Alexis Tsipras, leader del partito, ha già detto che un minuto dopo la sua vittoria dichiarerà nulli gli accordi con la Troika e chiederà la convocazione di una Conferenza europea per tagliare il debito dei paesi in crisi. Decisione che rischia di riportare indietro di cinque anni l'orologio della crisi scatenando una nuova tempesta sull'euro.

L'azzardo di Samaras arriva un giorno dopo che il governo ha incassato l'ok al budget 2015 ma è stato costretto ad ammettere che il piano di salvataggio della Troika non si chiuderà a fine anno, come sperava il premier per motivi elettorali, "ma proseguirà ancora per qualche mese". "Le posizioni di Ue, Bce e Fmi e le nostre si sono un po' avvicinate  -  ha detto Samaras  -  ma restano ancora delle divergenze sugli ultimi provvedimenti da prendere". Bruxelles vuole una correzione dei conti di 2,5 miliardi anche il prossimo anno, la Grecia chiede lo stop all'austerity. E così in attesa delle ultime tranche del piano da 240 miliardi di euro di prestiti, Atene rimarrà "per qualche mese" (probabilmente tre) sotto l'ombrello protettivo delle istituzioni internazionali.

La linea dura di Bruxelles, Washington e Francoforte è legatia a filo doppio con quello che la Troika vede come il rischio Syriza. E' vero che i conti del paese sono decisamente migliorati  -  il pil è tornato a crescere, il bilancio registra un importante avanzo primario  -  ma la Troika teme che le elezioni (previste per il 2016 ma ad alto rischio di anticipo a marzo prossimo) costringa il governo ad abbassare la guardia sul fronte del rigore. Meglio quindi stringere i tempi e chiudere accordi precisi subito, anche per il timore che l'avvento al potere della sinistra radicale di Syriza finisca per far saltare tutto il memorandum.

Samaras aveva scommesso nelle scorse settimane in un'uscita immediata dal controllo della Ue proprio per ottenere un importante risultato d'immagine. La fine dell'austerity come totem da utilizzare in un'eventuale campagna elettorale contro la retorica anti-troika di Alexis Tsipras. "L'irresponsabilità di Tsipras ci riporterà nella crisi finanziaria mettendoci contro i mercati" ha ribadito domenica Samaras in aula. "Chi voterà per il nuovo presidente voterà per prolungare la drammatica politica di rigore che ha portato la disoccupazione al 26%" ha risposto il leader di Syriza. La campagna elettorale sembra già iniziata